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Piano sociale nazionale e regionale

14/05/2025
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Piano sociale nazionale e regionale

Osservazioni di sintesi

Finalmente è stato registrato dalla corte dei Conti il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali per il triennio 2024 2026. Le risorse ammontano a circa 3 miliardi di euro così ripartite: per il fondo nazionale sono state stanziate un miliardo e 192 milioni mentre per il fondo sulla povertà circa 1,8 miliardi ovviamente nell'arco del triennio.

Nello specifico delle ripartizioni la nostra regione riceverà per la annualità 2024 relative al fondo per le politiche sociali 34,5 milioni su un totale nazionale di 405 milioni, mentre le somme per le annualità 2025, 2026 raggiungono 33,7 milioni per anno. Per il 2024 invece la nostra regione riceverà attraverso il fondo per la lotta alla povertà e l'esclusione sociale 46,6 milioni.

Abbiamo potuto notare che i pilastri del piano sociale sono riconducibili: ad un rafforzamento delle infrastrutture dei servizi; ad una semplificazione e programmazione e gestione degli interventi; all'intersezione e accompagnamento dei territori più fragili ad una particolare attenzione alle fragilità relazionali ed economiche ad una più definita integrazione e promozione e benessere delle opportunità ed infine una particolare attenzione viene dedicata al principio di sussidiarietà con una evidente specificazione del ruolo delle parti sociali e degli enti del terzo settore.

Ovviamente torneremo a riflettere, con appositi momenti formativi e ci auguriamo insieme alla Cisl e alle categorie interessate, sul l'articolato  che conta circa 200 pagine unitamente al piano sociale della regione Lazio.  Con questa nota ci limitiamo ad enunciare quali dovrebbero essere le nostre fasi di confronto, con CGIL ed UIL pensionati e poi con la regione Lazio.

All'articolo 3 la norma impegna le regioni a recepire entro 60 giorni le indicazioni previste dal piano e poi programmare ed individuare le risorse da trasferire agli  ambiti territoriali (Distretti). Questa è una fase temporale che deve vederci impegnati in un confronto serrato con la Regione Lazio perché la stessa Regione dovrà individuare le priorità di intervento presso i Distretti.

Sempre nell'articolo 3, comma 4, è stata resa ancora più evidente e cogente la penalità che subiranno i Distretti qualora non pervenga, nei tempi definiti, alla Regione la rendicontazione analitica dell'utilizzo effettivo di almeno il 75% delle risorse assegnate.

All'articolo 6 invece viene prevista una programmazione dei servizi necessari per l'attuazione dell'assegno di inclusione come livello essenziale delle prestazioni. 

Ci aspettano quindi sfide impegnative aggiuntive che cammineranno in parallelo ed a volte intersecandosi con la programmazione sanitaria di ASL e regionale. Sanità regionale che manifesta ancora evidenti caratteri di debolezza per quanto attiene le liste d'attesa ed il congestionamento dei pronti soccorso specialmente nei giorni di sabato e di domenica.

Ed infine l'occasione di queste riflessioni sul piano sociale ci consente anche di rimettere a fuoco la partita delle RSA pubbliche che aveva trovato una definizione di graduali interventi attraverso un accordo tra regione Lazio e sindacati confederali, che risulta solo in minima parte attuato.

 


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