COVID 19: ecco i diversi tipi di test e tamponi #Indicazionidirotta

COVID 19: ecco i diversi tipi di test e tamponi #Indicazionidirotta

Con l'arrivo dell'autunno, come era purtroppo prevedibile, è ripresa la pandemia, con uno numero di contagi che si sta facendo esponenziale, e che induce tutti noi alla massima cautela, sia nei rapporti sociali più stretti che negli spostamenti.

In questo momento di diffusione del virus diventa essenziale riuscire a garantire la strategia delle 3 T, ossia testare le persone tramite i tamponi, tracciare i contatti delle persone trovate positive e infine trattare le persone con sintomi che sono maggiormente a rischio.

Per evitare un'espansione incontrollata del virus è necessario in primis, riuscire a tracciare in modo rapido gli infetti e i loro possibili contatti, e interrompere così la catena di trasmissione del virus.

In questo contesto cerchiamo di far chiarezza su quali siano oggi i test che ci permettono di comprendere se abbiamo contratto il virus e se questi test hanno tutti la stessa affidabilità.

Qui di seguito troverete una pratica e semplice guida sui diversi tipi di test esistenti e sulla loro efficacia.

Il tampone nasofaringeo classico o test molecolare
Il tampone molecolare attualmente è lo strumento più preciso, con una affidabilità tra il 70 e il 98%, per diagnosticare un'infezione da SARS-CoV-2 in corso.
È il medico di famiglia e/o la ASL di riferimento a valutare se è necessario fare il tampone; quindi necessita sempre della prescrizione medica e viene effettuato presso le Asl, le strutture ospedaliere, o nei drive in.
È un esame rapido, indolore e affidabile al quale possono sottoporsi individui di qualunque età. Eseguibile in pochi secondi semplicemente mettendo in contatto un apposito bastoncino cotonato e le mucose delle prime vie respiratorie della persona, questo test permette di identificare la presenza del virus SARS-CoV-2 all'interno dell'organismo e, di conseguenza, di un'infezione da COVID-19.
Il bastoncino cotonato viene posto rapidamente a contatto con la bocca (tampone faringeo) e il naso (tampone naso-faringeo) da parte di personale specializzato e protetto con tutti i necessari dispositivi (mascherina, guanti, occhiali, camice monouso).
Si tratta di un test monouso che può essere effettuato anche su individui che si presentano già sintomatici e che consiste, essenzialmente, in un breve strofinamento del bastoncino sulla mucosa.
I campioni così prelevati sono successivamente inviati a un laboratorio specializzato che, attraverso una procedura chiamata PRC (Reazione a Catena della Polimerasi) amplificherà la presenza di microrganismi virali e individuerà eventuali casi positivi da presenza di patogeni COVID-19. La risposta del tampone avviene, di norma, tra le 24 e le 48 ore dal test, ma a causa del numero eccessivo dei test, può essere comunicato anche dopo 3-4 giorni. Ovviamente in attesa del tampone bisogna osservare l'isolamento fiduciario.


Accanto al tampone nasofaringeo abbiamo altri test cosiddetti “rapidi” che se eseguiti in strutture private a pagamento, non necessitano della prescrizione del medico e che permettono al cittadino di ottenere comunque un'indicazione sulla possibile contrazione del virus, anche se non hanno la stessa affidabilità del tampone molecolare. Tra questi abbiamo:

Il test sierologico
Individua la presenza di anticorpi nel sangue che si generano nel caso una persona sia entrata in contatto con il coronavirus. Questo tipo di test analizza il sangue del soggetto raccolto o con un normale prelievo ematico (test quantitativo) o con una puntura del polpastrello del dito (test sierologici rapidi o qualitativi).
Il test rileva la presenza nel sangue di anticorpi eventualmente sviluppati da chi è entrato a contatto con il virus. Gli anticorpi che i test cercano sono essenzialmente di due tipi: IgM (Immunoglobuline M), che si manifestano all'incirca entro 7-10 giorni dopo aver avuto un contatto con il virus, e IgG (Immunoglobuline G), prodotti dopo 14 giorni, sono la nostra memoria immunitaria e ci proteggono anche se, nel caso del Sars-CoV-2, non sappiamo bene per quanto tempo e in quale misura.
La risposta arriva in circa 15 minuti in laboratorio. In poche ore può essere comunicata all'utente.
L'affidabilità va dal 60,9% all'87,3% a seconda del kit utilizzato.
Quando il test sierologico si presenta positivo, significa che nel siero del paziente sono presenti specifici anticorpi:

- quando gli IgM sono positivi: indicano un' infezione recente da SARS-CoV-2
- quando gli IgM sono negativi e igG positivi: indicano un'infezione avvenuta ma ormai superata

Al contrario, quando l'esame è negativo, i risultati potranno essere interpretati in diversi modi:

- il soggetto non è mai stato infettato dal virus SARS-CoV-2;
- il soggetto è stato infettato in tempi estremamente recenti (meno di 8-10 giorni rispetto al momento del test) e non ha ancora sviluppato gli anticorpi necessari a contrastare il virus;
- il soggetto è stato infettato ma il livello dei suoi anticorpi è ancora al di sotto di quello rilevabile con il test sierologico.

Ricordiamo che i test sierologici non sostituiscono in alcun modo il tampone naso-faringeo, il cui risultato da solo può dare conferma della presenza del virus nell'organismo del paziente, e dunque di un'infezione in corso.
Il test sierologico, infatti, non ci assicura che non ci sia una infezione in atto, in quanto l'assenza di anticorpi non esclude la possibilità di un'infezione in fase precoce, con relativo rischio che un individuo, pur essendo risultato negativo al test sierologico, risulti contagioso.

Il tampone rapido
Il tampone rapido viene somministrato con la stessa modalità del tampone nasofaringeo classico. Il test tuttavia, a differenza di quest'ultimo, non ricerca il genoma virale ma la presenza di proteine di superficie del virus, chiamate anche antigeni. Ecco perché i tamponi rapidi rientrano nella classe dei “test antigenici”.
Se il tampone classico necessita in media di 24-48 ore per la sua elaborazione, i risultati del tampone rapido sono molto più rapidi: in circa 15 minuti si riceve l'esito. Per questo sono stati introdotti, per esempio, nello screening dei passeggeri in aeroporto e da poco in alcune scuole italiane, con l'obiettivo di monitorare più rapidamente l'eventuale diffusione del virus all'interno degli istituti. Tuttavia pecca di efficacia rispetto al tampone classico in quanto se la carica virale è bassa, il test potrebbe risultare erroneamente negativo e non riuscire a rilevare l'infezione anche se è presente.

I test salivari
Recentemente sono stati proposti i cosiddetti test salivari, che misurano direttamente la presenza o meno del coronavirus, proprio come fa il tampone. In particolare il bersaglio molecolare del test salivare è la proteina Spike di superficie del coronavirus, ossia la glicoproteina grazie alla quale esso riesce ad entrare nelle nostre cellule per replicarsi. Dal momento che la saliva di coloro che sono stati infettati da SARS-CoV-2 contiene il virus e dal momento che il bersaglio di questo test è una proteina, la metodica si basa su una reazione immunochimica, cioè una reazione specifica tra la proteina “S” del virus ed un anticorpo diretto contro di essa.
Rispetto al tampone, tuttavia, il test rapido salivare non permette di calcolare anche la carica virale (cioè “quanto virus è presente”): può solo dire solo se c'è oppure no. Per questa ragione esso non può sostituire il tampone classico nella diagnosi approfondita.
Questi test, pur se promettenti come evidenziato da una recente ricerca dell'Istituto Spallanzani, non sono ancora stati validati al livello internazionale in quanto mostrano delle criticità legate alla minor o maggior densità della saliva che può interferire sulla veridicità del risultato.

Qui di seguito troverete una pratica e semplice guida sui diversi tipi di test esistenti e sulla loro efficacia, leggi l'allegato.

03/11/2020

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