Il lavoro di cura, quale cura per il lavoro

Il lavoro di cura, quale cura per il lavoro

L'Osservatorio CLaP, Cura Lavoro e Professionalità, nasce dalla collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell'Università “Sapienza” di Roma con la Fnp Cisl e la Fondazione PMR, e si occupa di studi e ricerche nel campo del mercato del lavoro con un focus sul settore della cura. L'obiettivo principale dell'Osservatorio è quello di essere un luogo dal quale studiare e analizzare le necessità e i diversi bisogni di cura presenti in Italia. L'importanza degli studi che vanno verso questa direzione è data dalla necessità di costruire un modello di gestione integrato del mercato del lavoro e della cura, attraverso attività che promuovano la conoscenza, la disseminazione e il dialogo tra gli attori interessati.

Punti di partenza sono il progressivo invecchiamento della popolazione, che porterà a un sempre crescente fabbisogno di servizi di cura alla persona, e il crescente numero di persone non autosufficienti perché affette da patologie altamente invalidanti o da drammi, sul lavoro e non. Secondo le stime di Assindatcolf (Associazione Sindacale Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico), se nel 2017 la fetta di popolazione over 85 era pari al 3% del totale, nel 2030 si stima che arriverà al 4%, aumentando di tre punti percentuali nel 2050 quando andrà a comporre il 7% del totale della popolazione.

Un incremento anche maggiore riguarda, invece, la popolazione compresa tra i 65 e gli 85 anni. Se nel 2017 questi ultimi rappresentavano circa il 18% del totale, nel 2030 saliranno al 22%, per arrivare al 26% del 2050.

Accanto a ciò l'Istat, nel Rapporto “Anziani: Le condizioni di salute in Italia e nell'Unione Europea”, rileva come le condizioni di salute dei cittadini italiani peggiorino dopo i 75 anni. Raggiunta questa età, in media, un anziano su due soffre di almeno una malattia cronica grave o che presenta molteplici cronicità. Inoltre, nel passaggio dai 65 agli 80 anni vi è un aumento, stimato del doppio, della presenza di patologie croniche, e del quintuplo per quel che riguarda gravi limitazioni motorie. Di conseguenza, come citato nel Primo Rapporto presentato dall'Osservatorio CLaP a Giugno 2018, la domanda di cura è destinata ad aumentare, soprattutto perché il progressivo invecchiamento della popolazione sarà accompagnato di pari passo da un peggioramento delle condizioni di salute dei cittadini ultrasettantenni italiani.

Oltre alla specificità dei bisogni, e quindi della domanda di cura, l'attenzione deve essere necessariamente posta anche al mercato del lavoro che ha come obiettivo il soddisfacimento di questa domanda; infatti, solo governandolo sarà possibile evitare che in futuro vi possa essere una insufficienza, in termini numerici, di figure professionali capaci di fornire servizi e prestazioni per i diversi bisogni della popolazione, adulta e non. Per ovviare a questo possibile mancato incontro tra domanda e offerta di cura, quindi, si rende obbligatoria una verifica di quanto il bisogno trovi accoglienza nel sistema delle prestazioni.

Vengono richieste, quindi, strategie che abbiano come fine ultimo una capacità di intervento sulle trasformazioni della forza lavoro in ambito sanitario e dell'assistenza a tutti i livelli, in relazione soprattutto alla crescente necessità di personale sanitario qualificato e adeguatamente supportato. Se agli scarsi investimenti in istruzione e formazione di personale sanitario si aggiunge il già citato squilibrio tra la capacità di offerta e la domanda di cura, il risultato che ne deriva è una sempre maggiore difficoltà nel fornire un'assistenza allo stesso tempo efficace ed equa. Fornire l'assistenza necessaria è compito delle istituzioni; il diritto alla cura e all'assistenza è sancito dalle norme e non può diventare un diritto inesigibile.

All'interno del rapporto “Global Strategy on Human Resource for Health: Workforce 2030” della World Health Organization, tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 vi è quello di trovare una migliore allocazione delle risorse al fine di riuscire a garantire un uso efficace delle stesse. Viene messo in evidenza come, a livello globale, venga sprecato tra il 20 e il 40% di tutta la spesa sanitaria; si auspica quindi il raggiungimento di una migliore gestione delle – spesso già scarse – finanze e un continuo miglioramento nella gestione sia della spesa sanitaria sia delle risorse umane.

In definitiva, l'ottica dalla quale non si può prescindere è quella di una soluzione che abbini in maniera efficace le competenze degli operatori sanitari e dei professionisti nel campo della cura (comprese le assistenti familiari – badanti –), dell'assistenza e della riabilitazione ai bisogni della popolazione. Si prevede che la domanda di forza lavoro nel settore della cura aumenterà in relazione alla continua crescita anagrafica ma anche ai cambiamenti nella composizione della popolazione che stanno interessando molti Paesi dell'area europea, e che quindi comportano un bisogno di cura molto spesso diversificato.

Infine, il cambiamento sociale, unitamente a quello in atto nella composizione delle famiglie – a causa della sempre più numerosa presenza di famiglie monoparentali e di persone adulte che si trovano ad avere i figli lontani da casa per svariati motivi – deve far riflettere e portare a un ripensamento dei servizi per la cura e l'assistenza. La ri-organizzazione deve essere pensata al fine di evitare di far pesare sulle famiglie, e in particolare sulle donne, gli oneri della cura. Tale ri-organizzazione può diventare, se portata a sistema, anche un volano economico e occupazionale, in quanto risulta già adesso evidente come vi sia una carenza di personale con professionalità adeguata in questo settore, alla quale bisogna urgentemente porre rimedio.

22/02/2019

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