PUBBLICAZIONI: Contromano N.50

Contromano N.50

Contromano N.50

Nelle società antiche la figura dell’anziano aveva una notevole importanza per il suo ruolo sociale e culturale, tanto che gli veniva riservato il posto più elevato della scala sociale e politica. L’anziano era dotato di grande conoscenza ed era in grado, grazie alle sue esperienze di vita, di fornire indicazioni, raccomandazioni, consigli ai più giovani membri della comunità. Nell’era moderna l’immagine sociale dell’anziano e il suo ruolo all’interno della società e della famiglia, si sono modificati in modo sostanziale, visto l’aumento percentuale della popolazione anziana, grazie ai progressi della scienza e della medicina, e la rilevanza che la condizione della terza età ha assunto nelle società industrializzate. Parliamo solo nel nostro paese di una realtà sociale di 14 milioni di over 65, un quarto della popolazione italiana ed una fetta importate del nostro Pil. Persone che consumano, viaggiano, praticano sport, per la stragrande maggioranza in salute, con grandi aspettative di vita ma soprattutto con un bagaglio di competenze, preparazione, relazioni utili in tutti gli aspetti della società. Una vera e propria nuova generazione. Eppure esiste anche nel nostro paese una cattiva pubblicistica ed un pregiudizio culturale che da anni vuole mettere in contrapposizione giovani ed anziani, lavoratori e pensionati, padri contri figli, considerando l’inizio della vecchiaia dalla perdita dello status sociale connesso al ruolo di lavoratore. Questo è un grave errore. È pur vero che spesso uscire dall’ambiente lavorativo può significare, per molte persone essere messi da parte: diminuiscono le possibilità di contatto umano e di relazione, vengono meno, progressivamente, gli incontri con i compagni di lavoro, con gli amici ancora produttivi. Non è un caso che oggi la quasi totalità degli interventi rivolti agli anziani sono di tipo socio-assistenziale e relegano pertanto l’anziano in un ruolo di passività e di dipendenza. L’anziano resta, in poche parole, una risorsa utile quando, o con i propri redditi, o con le proprie energie, è utile all’economia familiare. Superata la soglia della sua utilità, in molti casi viene scaricato con decisione e cinismo. Ecco perché bisogna ribaltare questa visione negativa, di mancanza di prospettive, cui non sempre l’anziano è in grado di contrapporre nuovi obiettivi e interessi. Gli anziani non sono uno “scarto”, un problema di salute, o una spesa , come denuncia spesso Papa Francesco. Sono protagonisti del nostro tempo, rappresentano una risorsa della società, una fonte di energia culturale, di formazione per i giovani, un patrimonio da valorizzare con politiche sociali innovative, attraverso una vera sussidiarietà e con una equa ripartizione delle risorse pubbliche, per superare anche gli enormi divari complessivi tra nord e sud...


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