PUBBLICAZIONI: Contromano N.47

Contromano N.47

Contromano N.47

Novembre - Dicembre 2021

Le dimissioni dovrebbero essere un momento lieto, di ritorno finalmente a casa dopo un ricovero in ospedale. Può sembrare strano ma non è sempre così! A volte, al momento della comunicazione della “bella notizia”, il ritorno a casa può rattristare e preoccupare quasi più del ricovero. Soprattutto se la malattia non è completamente guarita, e magari presenta patologie debilitanti che assumono contorni di cronicità. A una persona anziana, tornare a casa può fare paura soprattutto quando si vive soli. Il pensiero di solitudine, di fragilità, di non autosufficienza, di non avere più quella sicurezza rappresentata dal personale di reparto, di ospitalità, di risposta immediata ad ogni necessità spaventa, eccome!

Al riguardo, voglio denunciare la forte divaricazione che esiste ormai da anni tra assistenza sanitaria e assistenza sociale dentro il nostro sistema sanitario e sociosanitario di welfare, soprattutto in alcuni territori del Paese. E quando la cosiddetta “appropriatezza” impone al medico ospedaliero di liberare un letto per acuti, il sistema sanitario, molto spesso, non prende in considerazione né l’età del ricoverato, né il contesto sociale e famigliare in cui vive, che magari rendono difficile, se non impossibile, l’immediato rientro a domicilio. Pertanto, la necessità di continuità assistenziale, o di assistenza domiciliare, o di riabilitazione o di altre cure che il caso clinico e sociale richiederebbe, è molto spesso disattesa e/o scaricata interamente sulla buona volontà dei famigliari, ovviamente quando ci sono.

La tanto annunciata presa in carico dei pazienti cronici così non funziona. Il “prendersi cura della persona”, che il sistema deve costituzionalmente garantire a tutti i cittadini, è scaricato alla persona, alla famiglia. Ecco che improvvisamente, da un giorno all’altro, ci si trova direttamente o indirettamente coinvolti a fare insieme da badante, volontario, caregiver (chi presta le cure e si prende cura) senza alcuna precisa indicazione. Il prendersi cura della persona che ha contratto una malattia cronica, debilitante e prolungata può diventare un vero e proprio “tsunami” per chi se ne fa carico senza la necessaria preparazione. Il prendersi cura di un coniuge, partner, figlio, genitore o altra persona cara non autosufficiente può diventare scoraggiante, estenuante, logorante, pieno di alti e bassi, di imprevisti e colpi di scena che, inevitabilmente, possono capitare quando si segue un malato complesso. E’ un percorso che in pochi possono affrontare senza ricorrere a un sostegno esterno, che li guidi nel percorso assistenziale complicato da stress fisico, psicologico, emotivo, sociale e gravoso anche dal punto di vista economico. E senza precise indicazioni e adeguati sostegni, si rischia di “bruciarsi in fretta” anche se pervasi dai migliori propositi e intenzioni.


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