Busta Arancione
Busta Arancione
La vostra domanda:
"Ultimamente si parla molto dell’invio per posta ai lavoratori della “busta arancione” da parte dell’Inps. Potreste darmi delle delucidazioni al riguardo? Grazie."
Il termine “busta arancione” deriva dall'informativa previdenziale che i lavoratori svedesi ricevono dal 1996. Essa si è resa necessaria con il passaggio dal meccanismo di calcolo delle pensioni di tipo retributivo a quello contributivo ed è utilizzata in gran parte degli altri paesi industrializzati europei. In Italia, l'obbligo di inviare ai lavoratori un'informativa del tipo “busta arancione” risale in realtà sin dal 1995, vale a dire, dall'introduzione della legge di riforma del sistema previdenziale 335/95 (riforma Dini), la quale, come è noto, ha introdotto, per quanto riguarda il calcolo dei trattamenti previdenziali, il sistema contributivo in luogo del retributivo, seppur in modo graduale.
Pertanto, la “busta arancione” non è una novità: per molti anni, infatti, questo strumento informativo è stato al centro di numerose fasi di sperimentazione ma anche di contrastanti dibattiti tra gli addetti ai lavori; ultimamente infine è stato rilanciato dall'attuale presidenza dell'Inps.
Il lavoratore che riceverà la “busta arancione” sarà informato della sua situazione contributiva attuale, della possibile data del suo pensionamento e di quanto presumibilmente ammonterà il suo assegno pensionistico. Per l'elaborazione sulla pensione futura l'informativa tiene conto di una pluralità di indicatori che riguardano sia il lavoratore (retribuzione, età, scelta del pensionamento) sia fattori esterni (come, il prodotto interno lordo , l'età media degli italiani).
Ora, al di là degli strumenti informativi di sensibilizzazione forniti ad un lavoratore per le sue scelte future, numerose sono le variabili (ed anche le incognite) per determinare quale sarà la propria futura rendita pensionistica: la tipologia di lavoro (dipendente o autonomo), il livello di retribuzione o di reddito su cui si pagheranno i contributi, la continuità o discontinuità del lavoro, l'andamento della speranza di vita e del PIL italiano; sono tutti elementi che influenzano l'individuazione dei cosiddetti “coefficienti di trasformazione” utilizzati nel sistema di calcolo contributivo per trasformare il montante in rendita pensionistica.