Terza indagine Censis e Aima sull'Alzheimer: 600.000 i malati in Italia
Terza indagine Censis e Aima sull'Alzheimer
È stata presentata recentemente a Roma la terza indagine realizzata dal Censis con l'Aima (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer) dal titolo “L'impatto economico e sociale della Malattia di Alzheimer”, focalizzando l'analisi dal punto di vista del caregiver.
In Italia sono circa 600.000 le persone affette da Alzheimer. Il costo medio annuale per paziente è di circa 70.587 euro, comprensivo dei costi a carico del Servizio sanitario nazionale, della famiglia oltre che dei costi indiretti.
Nella presentazione fatta da Censis, dall'associazione AIMA e nei successivi interventi, si è posta troppa enfasi sulla malattia e poca sulla “persona” e ciò che essa è ancora in grado di dare alla comunità. Il costo economico è altissimo sia a livello sanitario che sociale, sia per lo Stato che per le famiglie, ma ciò anche a causa dello sperpero di denaro pubblico, molto del quale in mano a enti privati che nessuno o quasi controlla e per i quali l'assistenza e la cura delle persone anziane è solo business.
La filosofia dilagante è quella di creare lo spauracchio, terrorizzare e giustificare in questo modo massicci investimenti verso il settore sanitario e farmaceutico, anche se i medicinali, perlopiù datati, non curano la malattia e nemmeno la rallentano. Ancora non si riesce a produrre farmaci per la demenza. Mentre sono di indubbia efficacia le cure non farmacologiche (arte - terapia – musicoterapia - approccio multisensoriale, ginnastica mentale, riabilitazione e stimolazione cognitiva), che oltre a ridurre l'uso e dunque il costo dei medicinali, non hanno controindicazioni sulla salute del paziente. A questo proposito, si registra in modo molto preoccupante l'aumento della somministrazione di antipsicotici.
Per gli oltre 11 miliardi di euro all'anno in Italia rappresentati dai costi diretti e indiretti della malattia, mancano indicazioni precise su come vengono spesi. Anche il Fondo per la non Autosufficienza, come viene speso? La cura “all'italiana” vede ancora la prevalenza di modelli tradizionali riassumibili nel ricorso alla badante, non professionalizzata. Essa offre un contributo parziale, ma gli oneri assistenziali ricadono sul familiare che si occupa principalmente della persona malata. Quindi vi è una deresponsabilizzazione del servizio pubblico. Se in questi ultimi anni è aumentata la consapevolezza della malattia, non c'è stato il salto di qualità a livello operativo. Si fa poca prevenzione: è stato calcolato che la malattia rimane silente per 10 anni prima di essere diagnosticata. Oggi abbiamo i mezzi per intercettarla con appositi screening, ma anche i medici di medicina generale non riescono (a causa di una scarsa formazione sul tema) a fare diagnosi precoci e adeguate, decisive per il controllo e per limitare i rischi della malattia. Inoltre, è stato dimostrato che l'incidenza della demenza si riduce del 2% dove si attuano piani sanitari per migliorare la salute del sistema cardio-vascolare, per ridurre il colesterolo e l'obesità, l'ipertensione e dove viene incentivata l'attività fisica.
È necessario, quindi, da un lato promuovere stili di vita sani e interventi psico-sociali mirati, dall'altro vigilare sull'appropriatezza dei luoghi delle cure che vanno dalle abitazioni all'Assistenza Domiciliare Integrata, dagli Ospedali per acuti alle RSA, ai Centri Diurni. Secondo quanto previsto dal primo Piano Nazionale Demenze, i Centri per Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD), devono sostituire servizi obsoleti come i vecchi Centri di Valutazione Alzheimer (UVA).
Inoltre un'adeguata conoscenza epidemiologica, l'impulso alla ricerca, le buone pratiche e i diritti dei pazienti e delle loro famiglie, l'uso delle nuove tecnologie, sono fondamentali per ridurre l'impatto della malattia.
Il Piano Nazionale Demenze 2014 proposto dal Ministero della Salute e approvato da tutte le Regioni, anche con le associazioni dei familiari, rappresenta un impegno a ridisegnare la rete, ma deve essere ancora applicato. A noi anche il doveroso compito di partecipare a questo cambiamento urgente.