Prospettive e perimetri della rappresentanza sindacale

Prospettive e perimetri della rappresentanza sindacale
20/11/2017
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Prospettive e perimetri della rappresentanza sindacale

La confederalità nel nostro Paese si configura sul piano strutturale come una adesione di singoli, modello Cgil, o come una adesione di categorie, modello Cisl.

Questo fatto non si limita ad essere una diversificazione virtuale, ma diventa strategico nel momento in cui il sindacato deve cogliere ed interpretare le trasformazioni in atto nella società in tutte le sue articolazioni, deve svolgere il suo ruolo di intermediazione, deve favorire la sintesi tra valori,  orientamenti, identità, stili di vita, deve gestire i conflitti di interessi tra settori concorrenti e settori protetti, deve promuovere le relazioni  fra giovani ed anziani e tra uomini e donne, tra insider\outsider.

La confederalità è chiamata a trasformare, con la propria creatività, i vincoli ed i condizionamenti in opportunità di radicamento nel territorio e nelle classi sociali e ad aprire nuovi spazi per la rappresentanza e l'azione del sindacato.

Emerge la figura di un sindacato nuovo, certamente plurale, proiettato nella sfera istituzionale, ma che non rinuncia alla sua storia e ai suoi valori, che resta attento alle condizioni di lavoro e di vita, che assume l'erogazione di prestazioni del sistema dei servizi come ponte fra lavoro e welfare, che cerca di promuovere condizioni favorevoli alla presa in carico di responsabilità partecipative nelle diverse realtà della vita economica e sociale.

Questo insieme di orientamenti, intessuti di relazioni interne, contrattuali, forme di bilateralità che si traducono in confronto e in proiezione su obiettivi ed in regole di rappresentanza pongono al sindacato la necessità di un impervio processo di riposizionamento culturale ed operativo nell' economia sociale di mercato, incentrata sulla persona e nella prospettiva europea.

Nell'ottica Cisl le categorie, che ne compongono la struttura, sono essenzialmente basate sulle condizioni di lavoro, associano lavoratori omogenei sul piano professionale e con una conseguente rappresentanza ben circoscritta, anche se, ovviamente, aperta al dialogo e al confronto caratteristico dello stile cislino.

D'altro canto la categoria della Fnp, composta da lavoratori pensionati, si basa essenzialmente su condizioni di vita, affronta la transizione tra il lavoro e la prospettiva dell'anzianità, ha un profilo etico accentuato derivante anche dagli effetti dell'evoluzione demografica, tende a maturare la particolare attenzione verso le difficoltà della composizione della società con riguardo alle marginalità, matura le ragioni di uno speciale rapporto con i giovani, in forza di una evidente duplice fragilità sociale.

Le categorie fondate sul lavoro basano la loro rappresentanza e rappresentatività nella capacità contrattuale collettiva, che si fonda sul contratto nazionale e sul rilievo crescente del contratto aziendale o territoriale, con qualche difficoltà, a volte, di cogliere il senso dell'innovazione sociale e del lavoro e di rappresentarlo nel negoziato collettivo ai vari livelli.

In queste categorie la rappresentanza dei lavoratori ha dei precisi confini che corrispondono alla tipologia del lavoro, ma che può espandersi per gli effetti del welfare contrattuale che si estendono come beneficiari dal lavoratore dipendente ai suoi familiari.

Va segnalato, comunque, che un beneficio aggiuntivo al welfare universale che viene erogato ad un numero ristretto di soggetti finisce per aumentare le disomogeneità già esistenti nello stato assistenziale, aggravando l'impatto con i “bisogni”, che ovunque cambiano e aumentano.

Di norma l'esperienza ci dimostra che l'azione socio-sindacale di queste categorie sul territorio tende a minimizzarsi, influendo sulla stessa azione confederale, che, proprio per la sua natura, richiede e si avvale della partecipazione di tutte le strutture.

In alcuni casi il legame funzionale con il territorio dipende anche dalla tipologia dell'impresa globalmente intesa come intreccio tra risorse imprenditoriali e risorse umane, dalla sua sensibilità sociale, dai rapporti relazionali con la comunità, dai contatti con l'insieme delle istituzioni e delle istanze sociali, con l'assunzione della cosiddetta responsabilità sociale, dalla quale derivano azioni e comportamenti di solidarietà e di promozione sociale verso le comunità di prossimità.

Un elemento di interessante novità è rappresentato dal fatto che, nonostante, il perdurare dell'assenza di un Protocollo condiviso tra sindacati e Confindustria sul sistema contrattuale da adottare, si continuano a sottoscrivere contratti nazionali di settore e a concretizzare la conseguente contrattazione decentrata.

In questo caso la prassi prevale sulle latenti dichiarazioni di volontà con la doverosa constatazione che viene ritardata la necessaria concentrazione e selezione dei contratti nazionali, cui segue lo sviluppo della contrattazione aziendale decentrata che, anche per i suoli limiti concettuali derivanti dalla sua passata esperienza, solo in minima parte riesce ad intercettare e a tutelare le forme di lavoro nuovo di recente sviluppatesi e le modalità contrattuali dei lavoratori incentrate sulla precarietà.

Invece la categoria dei pensionati, anche per la sua composizione plurale che si avvale di soggetti provenienti da tutte le altre categorie, ha di per sé un'incisiva natura confederale dove la visione generale prevale sui singoli interessi, dove pensionati e vecchi se non coincidono vivono in prossimità. Di conseguenza la rappresentanza finisce per avere confini labili ed incerti rispetto al dato associativo, tendendo a superare la consistenza della propria base tradizionale.

Un momento particolare di contatto e di convergenza si realizza proprio in occasione dell'erogazione delle prestazioni da parte del sistema dei servizi, laddove la promozione dell'adesione si configura come un'opportunità di attrazione convergente.

In questo scenario generale il baricentro della rappresentanza della Fnp è costituito dal “bisogno”, elemento che accomuna il pensionato e il vecchio, che diventa l'oggetto del welfare state, che è all'origine e giustifica le politiche sociali, che è la fonte fattuale dei diritti, che è all'origine di tutto il profilo relazionale con le istituzioni e con le istanze sociali.

La condizione della nozione di bisogno è in perenne evoluzione, ma la tutela dei diritti e l'erogazione dei benefici presuppongono che la Fnp si predisponga per intercettare i reali bisogni, per analizzarli, per rappresentare le marginalità, per seguire il percorso della fragilità che potrebbe diventare una possibile forma di diritto.

Di conseguenza per la Fnp la contrattazione diventa sociale sia per la materia trattata, sia per la natura della controparte prevalente che, essendo “pubblica”, diventa sovraordinata e si avvale dei propri poteri per l'attuazione unilaterale delle intese intervenute, creando una condizione che richiede un'opportuna verifica ed un controllo dei risultati.

E' stato osservato che la contrattazione sociale presenta dei caratteri di somiglianza con la concertazione, perché travalica la dimensione della categoria, perché si muove nell'interesse generale, perché si rivolge ai cittadini, perché, nel suo svolgersi, ha avuto e continua ad avere una crescente efficacia in difesa dei ceti sociali più deboli, degli anziani, degli indigenti.

Le piattaforme territoriali spesso riescono ad incidere sui bilanci pubblici di riferimento, mettendo a disposizione quote di risorse finanziarie, che però, proprio per i limiti della loro dimensione territoriale, si limitano a produrre effetti di qualità e di benessere percepiti dalla comunità locale e dal territorio di prossimità.

Per assumere gli obietti e le prospettive di una visone più generale occorre che la Fnp, attraverso le piattaforme-progetto, esprima un indirizzo e un coordinamento regionale e nazionale, che di fatto costituisce un salto di qualità nell'azione politico-sindacale ed uno strumento in grado di intercettare nuove cittadinanze, nuove marginalità, compensando le disuguaglianze prodotte dalla crisi economica, politica e sociale ancora in atto, colmando un vuoto di rappresentanza e allargando la platea dei rappresentati.

La contrattazione sociale territoriale produce, pertanto, un allargamento della rappresentanza ma anche l'integrazione della rappresentatività con una più vasta azione di condivisione con i cittadini della comunità e le istanze sociali organizzate.

Peraltro l'insieme delle attività contrattuali che si svolgono in un territorio possono diventare anche una sinergia negoziale che, basandosi sulla collaborazione progettuale e contrattuale di una pluralità di categorie, possono promuovere politiche complessive di rilancio del welfare, ma possono anche concorrere a produrre un input al contesto economico del territorio, anche con la creazione di nuovi posti di lavoro.

Questa contrattazione territoriale, che si innesta anche sulla contrattazione aziendale (si veda ad esempio il trasporto pubblico locale e la riorganizzazione del sistema assistenziale territoriale), richiede al sindacato una cooperazione più forte fra confederalità e categorialità.

L' elaborazione delle linee di un welfare di comunità si traduce in una visione solidale che attiva gli associati e la comunità di prossimità, con una notevole tendenza ad espandersi, a definire le proprie necessità, a ricostruire i legami di fiducia, a intessere la rete dei servizi da erogare, a costruire percorsi condivisi capaci di sviluppare i valori del tessuto sociale.

L'approccio al welfare di comunità, che travalica la pratica tradizione e la logica dell'assistenzialismo di maniera ed orienta l'azione verso il bisogno, produce nel tempo una forte cooperazione del sindacato confederale e della Fnp con l'associazionismo e con il volontariato, secondo lo spirito e la normativa del Terzo settore rinnovato.

La flessibilità del perimetro della rappresentanza prodotta dal riferimento al bisogno rafforza la naturale inclinazione della Fnp verso la prospettiva unitaria, in assonanza con l'indicazione della Mozione Finale del Congresso nazionale laddove si indica l'unità dei sindacati dei pensionati come un supplente di risorse sociali e di speranze per il Paese con le quale la Fnp sostiene la volontà della Cisl di rilanciare il sindacalismo e di avere più forza nella contrattazione collettiva.

Vorrei concludere con una riflessione di carattere generale derivante dalla lettura di un libro molto interessante.

In un'epoca in cui il loro numero è in aumento e quindi anche il loro potenziale politico, i vecchi sono lasciati soli da una società che considera la vecchiaia l'età del lutto, un coacervo di ogni tipo di violenze. Quelle sul corpo, preda di malattie, quelle perpetrate da un modo ossessionato dalla giovinezza, pronto alla sopraffazione di chi è debole, quelle dell'anima, afflitta da lutti, rimpianti e ricordi opprimenti. Abbandoniamo questa immagine di disfatta della vecchiaia, creiamo un movimento ardente che riconosca alla terza età, l'età agonica (dal greco agon, combattimento e gioco), di possedere la ricchezza di un patrimonio formato dal tempo vissuto.

Alla vecchiaia deve essere restituito il diritto a ricoprire un ruolo di primo piano nella società umana e che sia sinonimo di grande esperienza, di sensibilità e saggezza. Invecchiare non vuol di vegliare.


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