Non autosufficienza, una battaglia di civiltà
Dopo la grande manifestazione del 9 febbraio, in cui insieme a Spi e Uilp abbiamo affermato il protagonismo delle persone anziane che rappresentiamo, prosegue il nostro impegno per modificare la politica economica e sociale, invertire il clima culturale del Paese, rilanciare i valori di solidarietà e coesione e contrastare le politiche divisive che scommettono sullo scontro tra generazioni come lacerante risposta al processo di invecchiamento delle nostre società.
Vogliamo ribadire che l'invecchiamento è una opportunità per una società che vuole crescere e che serve un patto tra le generazioni all'insegna del lavoro e dell'innovazione nell'organizzazione sociale: non solo pensioni, sanità e assistenza, ma anche territorio e nuova dimensione della socialità.
Uno dei grandi temi a cui teniamo particolarmente e che ancora non è stato affrontato in maniera seria è quello della non autosufficienza.
Già oggi quasi 3 milioni di persone, in larga parte anziane e in prevalenza donne, hanno bisogno di aiuto per le esigenze della vita quotidiana. Milioni di famiglie si trovano ad affrontare quotidianamente le sofferenze e il rischio di impoverimento che la non autosufficienza porta con sé. La risposta finora data dalle Istituzioni è stata inadeguata, disorganizzata e frammentata, nella spesa, nelle risorse, negli interventi, nei servizi e nelle responsabilità tra Stato, Regioni, e Comuni. Una spesa pubblica insufficiente e concentrata sui trasferimenti monetari, l'inadeguatezza dei servizi sociosanitari, estremamente carenti in parte del Paese, hanno scaricato quasi interamente sulle famiglie l'onere dell'assistenza, alimentando una domanda di assistenti familiari nella maggior parte dei casi scarsamente professionalizzate e spesso prive di contratti di lavoro regolari. Tra i grandi Paesi europei il nostro è l'unico che non ha riorganizzato in maniera organica il suo sistema di continuità assistenziale. Ciò alimenta le disuguaglianze tra chi riesce ad accedere ai servizi e chi no, e tra chi si può permettere un'assistenza privata e chi no.
Per questo chiediamo alla politica di mettere in agenda, fin dall'inizio della prossima legislatura, una legge nazionale che affermi e garantisca il diritto ad un'assistenza sanitaria e tutelare adeguata alla condizione specifica della persona fragile e non autosufficiente, attraverso servizi qualificati erogati in attuazione di un piano personalizzato e continuo.
Per evitare che i diritti delle persone non autosufficienti restino sulla carta, insieme a Spi e Uilp proponiamo:
- aumento adeguato delle risorse;
- contestualità tra il riconoscimento dello stato di non autosufficienza - frutto di una valutazione multidimensionale sulla base di criteri riconosciuti e uniformi - la presa in carico e la definizione del Piano individuale assistenziale (PAI);
- garanzia del responsabile della gestione del piano individuale, referente unico dei servizi sanitari e sociali nei confronti della persona interessata (e/o caregiver);
- attuazione e rafforzamento dell'integrazione tra politiche sociali, sociosanitarie e sanitarie;
- definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali intesi come i diritti universali riconosciuti a tutti/e i/le cittadini/e in condizione di non autosufficienza, integralmente finanziati dalla fiscalità generale e loro integrazione con i Lea sanitari;
- determinazione e trasparenza delle risorse destinate ai non autosufficienti nei bilanci di aziende sanitarie e distretti;
- definizione di criteri uniformi sul piano nazionale per l'accreditamento dei servizi residenziali, semiresidenziali, di assistenza domiciliare e familiare;
- criteri uniformi per la valutazione dei bisogni;
- un sistema efficace di monitoraggio e controllo;
- il diritto dei cittadini e delle organizzazioni sociali alla partecipazione, alla programmazione dei servizi e al monitoraggio della loro qualità.
Solo in questo quadro può essere affrontata una riorganizzazione dell'indennità di accompagnamento che rientri nel Piano individuale, mantenga il carattere di prestazione universale non sottoposta alla prova dei mezzi e sia graduata in relazione all'intensità del fabbisogno assistenziale.