In Italia si nasce di meno e si muore di più!
In Italia si nasce di meno e si muore di più!
Gli ultimi indicatori demografici, pubblicati dall'Istat nel mese di febbraio, confermano un trend preoccupante, in particolare relativo al tasso di mortalità e natalità.
La popolazione in Italia al 1° gennaio 2016 è di 60 milioni 656 mila residenti (-139 mila), di cui 5 milioni 54 mila stranieri (+39 mila), l'8,3% della popolazione totale.
I morti nel 2015 sono stati 653 mila (+54 mila), registrando il tasso di mortalità più alto dal secondo dopoguerra. L'aumento di mortalità è concentrato nella fascia di età 75-95 anni. Rispetto al 2014, la variazione relativa è risultata particolarmente accentuata nei mesi freddi e caldi. In particolare nei mesi di gennaio, febbraio e marzo si sono registrati incrementi rispettivamente del 10,4%, 18,9% e 14%.
Nei mesi estivi l'incremento è stato del 20,3% a luglio (il più torrido da 136 anni) e del 13,3% ad agosto. Le temperature, invece, non sono state particolarmente rigide nei mesi invernali, nei quali, però, secondo dati dell'Istituto Superiore di Sanità, si è registrato un crollo della copertura vaccinale, scesa al di sotto del 50% per la popolazione over. Nel 2015 le nascite sono state 488 mila (-15 mila), nuovo minimo storico dall'Unità d'Italia. Il 2015 è il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. Gli ultrasessantacinquenni in Italia sono 13,4 milioni, il 22% della popolazione totale.
In diminuzione la popolazione in età attiva di 15-64 anni (39 milioni, il 64,3% del totale) e quella fino a 14 anni di età (8,3 milioni, il 13,7%). L'indice di dipendenza strutturale sale al 55,5%, quello di dipendenza degli anziani al 34,2%. Diminuisce la speranza di vita alla nascita: per gli uomini 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85 del 2014). L'età media della popolazione aumenta di due decimi e arriva a 44,6 anni. I dati dell'Istat ci parlano, quindi, di un Paese che invecchia ma nel quale, a differenza degli anni predenti, si muore di più. L'Istat spiega questo picco di mortalità del 2015, in parte con gli effetti strutturali connessi all'invecchiamento e in parte con l'effetto rimbalzo, ossia il posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014. Indubbiamente un ambiente sempre più inquinato (l'Italia ha il primato di morti per inquinamento in Europa) e ritmi di vita sempre più stressanti, non aiutano a garantire un allungamento della vita.
È altrettanto evidente, però, una diminuzione delle spese in campo sanitario, segnalato da numerose indagini e ricerche, tra le ultime il Rapporto Eurispes analizzato in una recente circolare del nostro Dipartimento. La gente si cura di meno. E si cura di meno non solo per motivi economici ma anche per le lunghe liste d'attesa e per i tagli costanti che stanno interessando sempre di più il nostro sistema sanitario. Si indebolisce il concetto stesso di prevenzione, che ormai si cerca di limitare, con tagli delle spese sanitarie finalizzate a una spending review onnipresente, ad esami e diagnostiche essenziali.
"Il nostro sindacato - sottolinea Attilio Rimoldi, responsabile per la Fnp delle politiche sociali - da tempo è impegnato in questa battaglia di difesa di un sistema sanitario pubblico che assicuri al cittadino una tutela adeguata e completa, minacciata da tagli selvaggi e dall'avanzare indiscriminato del privato, che taglia fuori inevitabilmente importanti strati di popolazione. I fenomeni demografici - conclude - non si spiegano solo con ragioni “strutturali” ma anche, e soprattutto, con scelte politiche azzardate che minacciano il nostro sistema di welfare".