Cos'è una Nazione? Ernst Renan nel 1882 aveva già la risposta (Repubblica)
Oggi dal sito di Repubblica vi segnaliamo la rubrica RACCONTI di Corrado Augias, in cui viene presentato il libro "Cos'è una nazione", una nuova edizione, a cura di Castelvecchi, del testo scritto nel 1882 dal pensatore e saggista Ernest Renan. Secondo Renan una nazione "è un principio spirituale, il risultato di complicazioni profonde della Storia". Che cosa occorre per tenerla unita? Il possesso in comune di una "ricca eredità di ricordi" e "l'oblio" dei principi divisivi.
"La nazione è un'anima, un principio spirituale. Due cose che, a dire il vero, fanno tutt'uno, costituendo questa anima, questo principio spirituale. L'una è nel passato, l'altra nel presente. L'una è il possesso comune di un ricco lascito di ricordi; l'altra è il consenso attuale, il desiderio di vivere insieme, la volontà di continuare a far valere l'eredità che si è ricevuta indivisa. L'uomo, signori, non si improvvisa. La nazione, come l'individuo, è il risultato di un lungo passato di sforzi, di sacrifici e di dedizione. Il culto degli antenati è tra tutti il più legittimo; gli antenati ci hanno creati così come siamo. Un passato eroico, di grandi uomini, di gloria (intendo la vera), ecco il capitale sociale su quale poggi un'idea nazionale. Avere delle glorie comuni nel passato, una volontà comune nel presente; aver fatto delle grandi cose insieme, volerne fare ancora, ecco le condizioni essenziali per essere un popolo. Si ami in proporzione ai sacrifici fatto, alle pene sofferte. Si ama la casa che si è costruita e che si trasmette. Il canto spartiate: “Noi siamo quello che voi foste; noi saremo quello che siete” è nella semplicità dell'inno il sunto di tutta la patria.
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Una nazione è dunque una grande solidarietà, costituita dal sentimento dei sacrifici che si è fatto e da quelli che si è disposti a fare ancora. Presuppone un passato; si riassume però nel presenta con un fatto tangibile; il consenso, il desiderio chiaramente espresso di continuare a vivere insieme. L'esistenza di una nazione è (perdonatemi la metafora) un plebiscito di tutti i giorni, come l'esistenza di un individuo è un'affermazione continua di vita.
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Mi riassumo, signori. L'uomo non è schiavo né della razza, né del sangue, né della religione, né del corso dei fiumi, né della direzione delle cime delle montagne. Una grande aggregazione di uomini, sano spirito e calore del cuore, crea una coscienza morale che si chiama nazione. Finché questa coscienza morale prova la sua forza con i sacrifici ed esige l'abdicazione degli individui nei confronti della comunità, è legittima, ha il diritto di esistere."
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