Abusi sugli anziani, il peso della pandemia. Un rapporto dell'Asem Global Ageing Center

Abusi sugli anziani, il peso della pandemia. Un rapporto dell'Asem Global Ageing Center

In un rapporto di approfondimento recentemente pubblicato dall’Asem Global Ageing Center (AGAC) viene trattato il tema degli abusi sulle persone anziane e degli impatti drammatici generati dal Coronavirus. Redatto dall’AGAC Issue Focus Team, il rapporto presenta una serie di contributi di esperti provenienti dal mondo accademico e dalle più importanti reti internazionali per la protezione dei diritti dell’anziano.

Le questioni relative agli abusi sugli anziani, secondo il report, hanno iniziato a ricevere maggiore attenzione, insieme con le questioni demografiche legate all’invecchiamento della popolazione mondiale, e rappresentano ormai, a livello globale, un problema di salute pubblica dai costi sociali altissimi.

L’OMS definisce l’abuso sugli anziani come “ogni atto, singolo o ripetuto, o la privazione di un’azione appropriata, che si verifichi all’interno di una qualsiasi relazione in cui vi sia un’ aspettativa di fiducia, e che causi danno o angoscia alla persona anziana”. Questo tipo di violenza, secondo l’OMS, rappresenta una violazione dei diritti umani e può essere fisica, sessuale, psicologica ed emotiva, finanziaria, e include la negligenza.

Le conseguenze per la vittima sono rovinose e, a livello psicologico, possono provocare nell’anziano l’interiorizzazione di sentimenti di rifiuto ed esclusione, possono comportare un effettivo declino delle capacità fisiche e mentali e, nei casi più gravi di maltrattamento, portare anche alla morte.

La nozione di abuso sull’anziano è spesso condizionata dai diversi contesti culturali e sociali dei Paesi e i modi per contrastarlo - e i diversi livelli di consapevolezza e attenzione al fenomeno - variano considerevolmente a livello globale. L’impegno internazionale profuso al fine di comprendere la natura della questione, di lavorare per la raccolta dei dati e di sensibilizzare sul tema è aumentato soprattutto a partire dagli anni 2000.

Nel 2016 l’Assemblea Mondiale della Sanità ha adottato la Strategia Globale e Piano d'Azione sull'Invecchiamento e la Salute (Global Strategy and Action Plan on Ageing and Health) che fornisce ai Paesi una guida per un’azione coordinata per contrastare l’abuso sugli anziani e che si allinea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile della Agenda Onu 2030.

Nella Strategia Globale l’OMS raccomanda ai Paesi di prevenire gli abusi sugli anziani affrontando il problema in fretta e su un piano concreto: prima di tutto identificandone entità e natura nei diversi contesti, secondariamente quantificandolo, infine, mettendo in campo rimedi per prevenirlo e per combatterlo, anche rafforzando la collaborazione a livello internazionale.

Le questioni dell’abuso sugli anziani sono state altresì integrate nel Decennio delle Nazioni Unite per l'invecchiamento in buona salute 2021-2030 (UN Decade for Healthy Ageing). Nel report viene citato uno studio dell’OMS riferito al 2017, basato sulle migliori evidenze disponibili e condotto in 28 Paesi appartenenti alle diverse regioni del globo, secondo il quale una persona anziana su sei - pari a circa il 17% della popolazione anziana totale - è soggetta ad abusi.

Le proiezioni demografiche, dice il rapporto, mostrano che entro il 2050 nel mondo la popolazione di ultrasessantacinquenni aumenterà di oltre il doppio, passando da 900 milioni di persone nel 2015 a circa due miliardi.

Alla luce di queste considerazioni, secondo un altro studio dell’OMS del 2020, stando così le proiezioni, è ragionevole presumere che, se la percentuale di vittime di abusi rimane costante, il numero delle vittime aumenterà rapidamente, raggiungendo i 320 milioni nel 2050.

Tuttavia il rapporto invita a fare attenzione al fatto che qualsiasi stima sull’abuso sugli anziani va trattata con le dovute cautele, dal momento che i dati disponibili sono molto scarsi; questo avviene soprattutto perché dei casi effettivi ne viene ancora denunciata solo una minima parte (con circa solo 1 caso su 24 segnalato, secondo quanto riferito da uno studio dell’OMS del 2020) e perché il fenomeno è ancora oltremodo sottostimato.

Con il Covid-19 le persone anziane sono state maggiormente esposte a rischi di abuso, e, se in periodi di normalità i dati disponibili sono pochi, la rilevazione dei dati durante la pandemia è stata ancora più difficile.

Le drammatiche conseguenze subite dagli anziani in tutto il mondo a causa della pandemia hanno fatto emergere il problema degli abusi in maniera ancora più evidente. Si sono riscontrati, a livello globale, una quasi totale assenza di politiche che tutelassero gli anziani e ne prevedessero la specificità dei bisogni in situazioni di criticità (sia nella comunità che negli istituti), la de-priorizzazione dell’assistenza agli anziani e la persistenza diffusa di attitudini, comportamenti e persino approcci legislativi discriminatori dell’età.

Secondo il paper del report dedicato all’Europa, dal titolo L’abuso sugli anziani è un fenomeno molto diffuso in Europa, come possiamo porre fine ad esso? (Elder abuse is widespread in Europe and we can put an end to it), la pandemia ha scoperto tutte le debolezze del nostro continente nel garantire agli anziani bisognosi di cure uguaglianza e dignità sia nella comunità che, soprattutto, negli istituti. L’abuso sugli anziani rimane in Europa un fenomeno poco osservato ed una realtà nascosta.

Diversamente che per le altre forme di violenza, infatti, pochissimi sono gli studi dedicati alle forme di abuso, violenza e negligenza nei confronti dell’anziano e alla dimensione del fenomeno. C’è un rapporto dell’OMS con focus sulla regione europea, il Rapporto europeo sulla prevenzione del maltrattamento degli anziani (WHO European report on preventing elder maltreatment), ma risale al 2011; ci sono dei progetti di ricerca finanziati dall’Unione europea, ma mancano studi transnazionali complessivi e i dati nazionali sono scarsamente disponibili.

Secondo il rapporto europeo dell’OMS citato sopra, degli 8500 omicidi annuali di persone anziane in Europa, circa un terzo (2500) sono il risultato di maltrattamenti sugli anziani. E, sempre nella regione europea, circa il 3% delle persone anziane subisce maltrattamenti nella comunità, con picchi che arrivano al 25% per le persone con elevate esigenze di assistenza.

Il paper fa notare che, nonostante le cause dell’abuso sugli anziani siano molteplici, in Europa uno dei fattori più rilevanti alla base del fenomeno è la diffusione, la pervasività e la persistenza dell’ageismo (che il vocabolario Treccani definisce molto bene come quella “forma di pregiudizio e svalorizzazione ai danni di un individuo, in ragione della sua età; in particolare, forma di pregiudizio e svalorizzazione verso le persone anziane”).

Secondo quanto riferito dal paper, in Europa l’ageismo è la forma di discriminazione più diffusa con il 42% degli europei che percepisce la discriminazione nei confronti delle persone di età superiore ai 55 anni come “molto” o “abbastanza” diffusa nel proprio Paese.

La “normalizzazione” di questi atteggiamenti “ageisti” è spesso alla radice degli abusi sugli anziani, che, dunque, vengono presi meno sul serio rispetto ad altre forme di abuso o violenza. Il rischio di subire abusi aumenta poi quando l’età si interseca con altri fattori di discriminazione.

L’azione potrebbe allora essere diretta, suggerisce il paper, prima di tutto, ad aumentare, a tutti i livelli, la consapevolezza sul fenomeno dell’ageismo, con iniziative mirate e con programmi formativi che coinvolgano anche i professionisti del settore.

Poiché l’attenzione politica al fenomeno dell’abuso sull’anziano è ancora inadeguata e insufficiente, e in attesa che riceva maggiore considerazione, è importante rafforzare la rete di collaborazione fra le organizzazioni degli anziani, le forze dell’ordine e altri portatori di interesse di modo che possano essere condivise opinioni ed esperienze e possano essere adottati approcci congiunti per identificare e contrastare gli abusi sugli anziani e per sostenere le vittime.

È altresì necessario che in Europa i Paesi riflettano su come meglio investire e su come meglio strutturare la long-term care, le cui lacune il Covid-19 ha evidenziato tutte. Ciò è fondamentale sia per la prevenzione che per il contrasto degli abusi sugli anziani, e si trova in linea con il Principio 19 del Pilastro europeo dei diritti sociali, secondo cui “Ogni persona ha diritto a servizi di assistenza a lungo termine di qualità e a prezzi accessibili, in particolare ai servizi di assistenza a domicilio e ai servizi locali”.

Il Global Ageing Center è un centro internazionale per il coordinamento di tutta una serie di agende che riguardano la promozione e la protezione dei diritti umani delle persone anziane. Il centro si occupa delle varie questioni relative ai diritti umani delle persone anziane che i partner dell’ASEM (Asia-Europe Meeting) si trovano ad affrontare.

03/08/2021

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