25 Novembre: Il silenzio non salva. È il momento di urlare!
La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne non deve essere solo una ricorrenza ma una lente attraverso cui guardare quello che accade ogni giorno nel nostro Paese, che impone una seria riflessione su quella che è una violazione dei diritti umani persistente e devastante e che continua a segnare in modo drammatico la vita di donne giovani e meno giovani, che attraversa generazioni e territori pur restando spesso largamente sommersa per i pregiudizi, paura, solitudine e la vergogna, per quel timore di passare da vittime ad accusate che ancora oggi frena tante donne dal chiedere aiuto.
I numeri ci dicono quanto questa realtà sia radicata e quanto i femminicidi siano purtroppo solo la punta dell’iceberg. In Italia più di una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale. Se includiamo la violenza psicologica, quella economica – che incidono in profondità senza lasciare lividi visibili - arriviamo a una proporzione impressionante: una donna su due.

Per capire davvero il fenomeno dobbiamo guardare anche dove la violenza è meno visibile, dove spesso non la cerchiamo, dove le statistiche sono meno accurate se non del tutto assenti, anche le donne anziane ne sono colpite. Non solo dal partner: spesso da familiari, caregiver, contesti di assistenza che limitano autonomia, dignità, libertà. O come ci ricorda l’OMS: l’età senior non protegge dalla violenza. Purtroppo però le donne anziane compaiono in appena il 10% delle indagini globali, dove i dati esistono, mostrano che oltre una su cinque sopra i 50 anni ha già subito violenza dal partner, con conseguenze pesantissime sulla salute fisica e mentale.

Prevenire la violenza vuol dire combattere le sue radici culturali e le sue cause. Per questo sono fondamentali strategie politiche mirate all’educazione affettiva, alla sensibilizzazione, al riconoscimento e alla realizzazione delle pari opportunità in ogni ambito della vita pubblica e privata, significa occuparsi degli ambiti giovanili dove la situazione non è meno allarmante. Tra i più giovani, purtroppo, la violenza di genere “va ancora di moda”, molti comportamenti tossici vengono normalizzati, persino scambiati per amore.

Dalla Survey Teen di Fondazione Libellula emergono dati inquietanti: il 56% degli adolescenti considera la gelosia controllante un gesto d’amore. Il 39% non vede violenza nel controllare di nascosto il telefono del partner. Il 26% non considera violento imporre alla partner come vestirsi. È la fotografia di un immaginario distorto che si forma troppo presto, quando non si conoscono ancora i confini tra affetto e possesso.
E purtroppo la violenza arriva sempre prima: in Italia una adolescente su 10 è già stata colpita con pugni, schiaffi, spinte all’interno di una relazione. E una su 5 non riconosce questi gesti come abusi.

Se non si riconosce la violenza, non la si può fermare, e Questo processo inizia nell’infanzia può riemergere in adolescenza o nell’età adulta sotto forma di relazioni disfunzionali, dipendenza affettiva, difficoltà emotive.
Per questo ogni passo avanti legislativo ha un peso reale.
La recente proposta di legge approvata dalla camera nei giorni scorsi sul consenso libero e attuale afferma finalmente un principio chiaro: un SÌ può cambiare, e quando diventa NO, è sempre NO, altrimenti è sempre violenza. Il consenso deve essere libero, consapevole, presente in ogni momento. È un passo avanti culturale e giuridico che protegge soprattutto chi è più giovane, chi è più esposto, chi ha meno strumenti.
Ma la legge, da sola, non basta. Servono percorsi di educazione permanente, che accompagnino bambini, adolescenti, adulti e persone anziane lungo tutto il ciclo di vita.

Noi donne e uomini della FNP CISL Pensionati, insieme al Coordinamento Politiche di Genere, siamo impegnati tutto l’anno - non solo il 25 novembre - per costruire una cultura del rispetto, della dignità, della relazione sana.
Lavoriamo insieme nei territori perché la violenza non è un fatto privato, ma un problema sociale che si previene solo insieme.
Insieme si può costruire un Paese in cui essere donna non sia mai motivo di pericolo. In cui il rispetto non sia un auspicio, ma una pratica quotidiana. In cui la libertà femminile non sia negoziabile.
Insieme per creare una nuova cultura di parità e condivisione in uno scambio intergenerazionale, che aiuti a guardare al futuro con nuove dinamiche e nuova speranza.
Leggi le parole di Liliana Chemotti, responsabile coordinamento Politiche di genere della FNP CISL.