Mappa della fragilità in Italia: sono quasi 4 milioni gli anziani con aumentati bisogni socio-assistenziali

Mappa della fragilità in Italia: sono quasi 4 milioni gli anziani con aumentati bisogni socio-assistenziali

In occasione dell’evento “Long term care seven”, organizzato da Italia Longeva presso il Ministero della Salute, è stata presentata una interessante indagine su “La mappa della fragilità in Italia” anno 2022.

Lo studio si articola in tre capitoli che toccano temi come:

  • la riforma sanitaria in corso
  • le cure domiciliari e l’assistenza residenziale e semiresidenziale
  • la mappa della fragilità tra la popolazione ultrasessantenne in Italia

Vi riportiamo di seguito una breve sintesi dell’indagine.

Riforma sanitaria

Il tema della riforma sanitaria in corso, affrontato nel primo capitolo, ripercorre i passaggi che dal PNRR hanno condotto alla recente pubblicazione del Dm 77/2022 inerente alla sanità territoriale. Il PNRR investe complessivamente 15,63 miliardi di euro nella Missione 6 Salute, cui si aggiungono le risorse Piano Nazionale Complementare-PNC (2,89 miliardi) e React-Eu (1,71 miliardi) per un totale di 20,23 miliardi.

Per rafforzare l’assistenza sanitaria territoriale si prevedono interventi sulle reti di prossimità, nelle strutture intermedie e nella telemedicina. Il perno della riforma è il Distretto sanitario, al cui interno dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale la Casa della Comunità, attraverso cui garantire cure mediche di prossimità e minore pressione sugli ospedali. La Casa della Comunità si propone come modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso équipe territoriali e rappresenta il luogo privilegiato per l’erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale: assistenza ai cittadini h24 sette giorni su sette, e studi dei medici di famiglia (in qualità di “spoke” delle Case della Comunità) collegati in rete per assicurare aperture h12 tutti i giorni della settimana.

Cure domiciliari e assistenza sanitaria

Il secondo capitolo offre un aggiornamento dei flussi informativi ministeriali relativi ai volumi di attività registrata negli ultimi anni (fino al 2021) in termini di cure domiciliari, assistenza residenziale e semiresidenziale e cure palliative. La lettura dei dati più recenti restituisce un quadro non difforme da quanto osservato negli ultimi anni con un’offerta di Assistenza domiciliare integrata (ADI) che cresce lentamente: nel 2021, 403.003 persone over 65, pari a poco meno del 2,9% degli anziani, hanno ricevuto cure ed assistenza presso il proprio domicilio.

La distribuzione dell’offerta ADI presenta importanti differenze geografiche con Regioni quali l’Abruzzo, il Veneto, la Sicilia, la Basilicata e la Toscana che nel 2021 mostravano un tasso di copertura ADI tra la popolazione anziana che variava tra il 3,8% e il 4,7%, mentre le restanti Regioni presentavano tassi nettamente inferiori. Si conferma inoltre una grande eterogeneità nell’intensità delle cure erogate tra le diverse aree del Paese.

Mentre le politiche sanitarie della maggior parte dei Paesi europei che identificano nella casa il luogo privilegiato per le cure, in Italia si è registrato un incremento, sebbene molto esiguo, del numero di anziani assistiti in Residenze sanitarie assistenziali (RSA). Nel 2014 in Italia, il numero di over 65 assistiti in Rsa era di 281.470, tale volume ha subito durante gli anni 2015-2016 una flessione di circa dieci mila unità, per poi risalire fino alle 311.757 unità registrate nel 2020 e 317.260 nel 2021.

Nel 2021, per il 2,28% degli anziani di età pari o superiore ai 65 anni veniva registrato uno o più ricoveri in Rsa. Le cure residenziali presentano un maggiore grado di sviluppo nelle Regioni settentrionali, con una evidente variazione tra Nord e Sud, a fronte di un tasso medio di over 65 istituzionalizzati pari al 2,28%. La Provincia Autonoma di Trento (7,64%), Il Piemonte (4,35%), la Lombardia (3,87%), il Veneto (3,77%) e il Friuli Venezia Giulia (3,33%) sono quelle che mostrano i più alti tassi di istituzionalizzazione mentre sul versante opposto, i tassi inferiori sono stati riportati da Campania (0,23%), Basilicata (0,45%), Molise (0,65%), Sicilia (0,70%) e Lazio (0,82%).

La mappa della fragilità in Italia

Nel terzo capitolo, Italia Longeva, presenta i risultati di uno studio condotto in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), il Karolinska Institutet di Stoccolma e la Direzione del dipartimento Malattie Cardiovascolari, Metaboliche ed Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità, volto a misurare e mappare la fragilità tra la popolazione ultrasessantenne in Italia, identificandone alcuni dei più importanti determinanti sociodemografici, e prendendo come anno di riferimento il 2019. Per la valutazione della fragilità è stato applicato un indice di fragilità, precedentemente validato, su un campione di 440.000 pazienti di medicina generale di età pari o superiore a 60 anni, rappresentativo della popolazione italiana nella stessa fascia di età.

Lo studio mostra che in Italia, il 35,5% degli over 60 presenta una fragilità di grado lieve, il 14,4% una fragilità di grado moderato e il 6,5% una fragilità di grado severo. Di fatto, su cento persone over 60, venti sono affette da fragilità moderata o severa che, rapportato alla popolazione italiana, corrisponde a quasi 4 milioni di anziani con aumentati bisogni socio-assistenziali rispetto al resto della popolazione.

La presenza di una fragilità grave espone un individuo ad un rischio quintuplo di morire durante i successivi cinque anni, rispetto a chi non presenta alcuna fragilità.

I soggetti over 60 che presentano una fragilità severa corrispondono al 5,3% degli anziani residenti al Settentrione, il 6,2% al Centro e 8,2% al Sud e Isole. Tra le Province che presentano i tassi maggiori di over 60 affetti da fragilità grave vi sono Rieti (14,4%), Salerno (12,0%), Trapani (11,9%), Avellino (11,4%), Napoli (10,6%), Agrigento (10,5%), Benevento (10,4%), Enna (10,1%), La Spezia (10,0%) e L’Aquila (9,2%). Si nota una predominanza di Province del Meridione ma allo stesso tempo è evidente come una maggiore prevalenza di fragilità non sia appannaggio unico delle città del Sud Italia. Al contrario, guardando alle dieci Province italiane che presentano i tassi inferiori di fragilità severa, troviamo Asti (1,9%), Macerata (2,1%), Bolzano (2,4%), Trento (2,4%), Savona (2,7%), Siracusa (3,0%), Cuneo (3,3%), Pisa (3,3%) Lecco (3,4%) e Vercelli (3,5%). Anche in questo caso, il fattore geografico spiega solo in parte la distribuzione del fenomeno nel nostro Paese. Nel tentativo di identificare alcuni dei determinanti in grado di spiegare le differenze geografiche nella distribuzione della fragilità, è stata condotta un’analisi di correlazione tra il reddito imponibile pro capite medio riportato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e la percentuale di soggetti over 60 affetti da fragilità severa.

L’analisi mostra una forte correlazione inversa tra il livello di fragilità misurato e lo stato socioeconomico della popolazione, anche se non spiega l’interezza del fenomeno, tale per cui si osservano Province italiane con valori di reddito medio pro capite estremamente differenti ma con livelli di fragilità simile.

Lo studio si conclude con un’analisi del rapporto fra l’offerta regionale di posti letto in RSA e la copertura ADI, partendo dal presupposto che gli anziani portatori di fragilità severa abbiano un bisogno certo di cure domiciliari o residenziali. Nello specifico, realtà come la Provincia Autonoma di Trento, Lombardia e Piemonte presentano un modello di long-term care che privilegia l’assistenza degli anziani erogata in strutture residenziali. Troviamo poi realtà quali il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, la Liguria, il Molise e l’Umbria, dove i tassi di residenti in RSA e di over 65 riceventi servizi ADI tendono ad equipararsi. Vi sono infine realtà che presentano una prevalente assistenza presso il domicilio e una, talvolta irrisoria, percentuale di anziani in RSA. Tra queste troviamo l’Abruzzo, la Sicilia, la Basilicata, il Lazio, la Campania e la Puglia.

Per quanto riguarda le cure palliative tra le Regioni che nel 2021 registrano una maggiore copertura territoriale, sia di tipo domiciliare che tramite hospice, troviamo il Veneto (56,15%), l’Emilia Romagna (47,79%), la Lombardia (44,49%) la Toscana (41,00%), la Puglia (34,32%) e il Piemonte (32,25%). Al contrario, tra le Regioni che riportano un minor tasso di individui deceduti per causa neoplastica e ricevente cure palliative troviamo il Lazio (4,52%), la Calabria (4,52%), il Friuli Venezia Giulia (10,31%) e la Provincia Autonoma di Trento (19,51%).

03/08/2022

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