Fnp Campania

Giornata internazionale della donna

"Giornata internazionale della donna

Io sono fra coloro che pensano che le donne abbiano una grande occasione, se la sapranno cogliere. Se mettessero tutto il loro ardore e tutta la loro passione al servizio delle forze che contribuiscono alla ricostruzione, se superassero l’entusiasmo delle donne del passato per i soldati con l’entusiasmo delle donne del futuro per i combattenti per la liberazione dell’umanità, contribuirebbero a rifare il mondo. Le donne britanniche più in particolare sono chiamate ad intraprendere questo lavoro. [...] Sebbene soffrano come tutte le altre donne per la morte e per le mutilazioni dei loro uomini, il destino risparmia loro gli effetti sconvolgenti di una guerra sulla loro stessa terra. I loro uomini divenuti adulti muoiono, certo, troppo giovani e molto cari. Ma non vedono i loro bambini uccisi a migliaia; non vedono le loro figlie violentate; le loro abitazioni e i loro campi non vengono profanati, bruciati e annientati; non sono costrette a prender parte a quelle terribili esperienze di fuga di donne e bambini e di malati e anziani, che patiscono la fame e muoiono in modo crudele sulle strade; non partoriscono i loro figli al suono dei cannoni. […] Non si può isolare un flagello come la guerra, e coloro che con indifferenza lo lasciano dilagare un giorno si troveranno, insieme a tutto ciò che è loro caro, distrutti da essa.

Il passo riportato è tratto dall’articolo di Helena Swanwick Le donne e la guerra (1915) nella traduzione curata da Bruna Bianchi per la rivista DEP (Deportate, esuli, profughe), n. 15 del gennaio 2011.

Helena Maria Swanwick, nata a Monaco ma inglese di adozione, fu una pacifista, la cui fama è legata alla sua partecipazione attiva al movimento femminista. Helena Swanwick infatti assunse la direzione della rivista The Common Cause, settimanale della National Union of Women’s Suffrage Societies, organizzazione fondata nel 1867 che raggruppava le diverse associazioni sostenitrici del suffragio delle donne nel Regno Unito. Da tale organizzazione, però, la pacifista Helena Swanwick prese le distanze nel 1915 a causa del sostegno concesso dalla NUWSS allo sforzo bellico. La Swanwick, dopo aver incentrato la propria esistenza sul tentativo di perorare la causa della pace, si tolse la vita il 16 novembre 1939, poche settimane dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, avendo condotto gli ultimi anni di vita nell’angoscia che un nuovo scontro armato potesse portare “al collasso della civiltà”. La guerra, considerata dalla Swanwick all’interno del passo riportato un flagello, è sin dai tempi della civiltà omerica un evento ritenuto esclusivamente maschile. Le parole della Swanwick, capaci inevitabilmente di rievocare le attuali vicende relative allo scontro tra Russia e Ucraina, inducono a riflettere sulle ripercussioni che il flagello della guerra esercita anche su coloro che non sono direttamente coinvolti nello scontro armato, cioè bambini, anziani, ma soprattutto le donne. Esse infatti sono coloro che, private di qualsiasi forma di protezione, soffrono per la morte e la mutilazione dei propri uomini, sono costrette ad assistere all’uccisione dei propri figli, a vedere le proprie figlie violentate, a subire violenze a propria volta e ad abbandonare la terra natia, profanata e distrutta dalla violenza dell’azione umana.

L’8 marzo si celebra la Giornata internazionale della donna, il cui ardore e il cui entusiasmo, come afferma la Swanwick, hanno la possibilità di liberare l’umanità e di “contribuire a rifare il mondo”.

Claudia Lanzillo, Coordinatrice Regionale Donne FNP CISL Campania

07/03/2022

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