Divorzio all'italiana, il federalismo fiscale incompiuto

Divorzio all'italiana, il federalismo fiscale incompiuto

E' stato presentato il dossier di Openpolis, in collaborazione con Report, Il calcolo disuguale. La distribuzione delle risorse ai Comuni per i servizi, per dipanare la nebbia che avvolge i criteri di finanziamento degli enti locali dopo la riforma del federalismo fiscale.

Il dossier è stato realizzato utilizzando i dati comunali provenienti da Sose, dal Ministero degli Interni e da Istat, riguardanti i 6mila comuni italiani delle Regioni a statuto ordinario.

Per dare ordine e leggibilità ai tantissimi dati è stata realizzata una banca dati inedita sul fabbisogno standard, indicatore che determina la ridistribuzione delle risorse ai comuni.

È stata, provocatoriamente, elaborata una proiezione di come verrebbero distribuiti i finanziamenti ai comuni se il sistema funzionasse con i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) e la perequazione totale, come previsto dalla riforma del titolo V della Costituzione.

Tutta l'analisi permette una lettura puntuale dell'attuazione del federalismo fiscale, a 10 anni dalla legge Calderoli, anche in vista dell'autonomia differenziata chiesta con forza da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

I dati presentati denunciano un federalismo fiscale inceppato. La mancanza dei LEP (Livelli essenziali di prestazione), il calcolo dei Fabbisogni standard dei comuni che in qualche modo ricalca la vecchia spesa storica e i tagli agli enti locali hanno cristallizzato il divario tra Nord e Sud.

Il calcolo dei Fabbisogni standard, affidato a Sose, da cui dipende la ripartizione del Fondo di Solidarietà Comunale (FSC), sembrerebbe il vero problema del sistema ridistributivo.

Dai dati, infatti, si evince che ai comuni del centro-nord Italia vengono riconosciuti i maggiori fabbisogni, in particolare i comuni della Toscana (727 euro pro capite) seguiti dall'Emilia Romagna (724 euro pro capite). In coda alla classifica la Campania (584 euro), la Puglia (567 euro) e la Calabria (535 euro).

Il caso posto in esame è quello degli asili nido. Nel 2016 al 55% dei comuni italiani che non avevano nessun nido o avevano un'offerta bassissima è stato assegnato un fabbisogno zero.

Nel 2019 la Commissione tecnica dei fabbisogni standard ha introdotto alcuni piccoli correttivi nel tentativo di superare, almeno in parte, questa evidente contraddizione.

Nonostante questo emerge, comunque, un'ampia differenza territoriale. Il fabbisogno pro capite sulla popolazione 0-2 anni va dai 1.934 euro dell'Emilia Romagna ai 1.054 della Lombardia, fino ai 237 della Campania e i 167 euro della Calabria.

Secondo i dati del rapporto il fabbisogno in spesa sociale riconosciuto ai comuni del sud, dove è più alto l'indice di deprivazione economica, è più basso proprio nei comuni della Calabria (59 euro pro capite) e in Campania (73 euro pro capite). Circa la metà di quanto riconosciuto va alle Regioni più ricche come l'Emilia Romagna (119 euro pro capite) e la Lombardia (1002 euro pro capite).

A questo link è possibile guardare la puntata di Report su Rai3

05/11/2019

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