Pensioni in calo, la mancata rivalutazione eroderà gli assegni superiori a tre volte il minimo

Pensioni in calo, la mancata rivalutazione eroderà gli assegni superiori a tre volte il minimo

La legge di Bilancio del 2019, varata dal primo governo Conte, ha cambiato i meccanismi di perequazione delle pensioni, cioè le modalità di adeguamento ai tassi di inflazione, per permettere all'Inps di risparmiare 3,5 miliardi, spalmando la cifra sulla massa di assegni medi e alti, quelli superiori a tre volte il minimo.

Il nostro Dipartimento Previdenza ha preso come riferimento i tassi di inflazione programmati per quest'anno e per il futuro e ha stimato il danno pro capite, a cui corrisponde una contrazione del potere d'acquisto.

Gli assegni mensili dei pensionati che stanno sotto i 1900 euro netti potrebbero perdere fino a 500 euro in un triennio per la mancata rivalutazione sull'inflazione.

Secondo la nostra proiezione, infatti, chi prende una pensione fino a 1.600 euro netti nel triennio 2019-2021 ci rimetterà 467 euro e poi, a partire da ciascun anno successivo, 267 euro.

Più sale l'importo dell'assegno, nella proiezione del sindacato pensionati della Cisl, e più la perdita si fa consistente: chi percepisce una pensione netta di 1700 euro (2.300 euro lorde) ha perso nell'anno in corso 4,96 euro, che diventeranno 11,50 euro nel 2020 e poi  21,76 nel 2021. Nel complesso, nel triennio 2019-2021 la perdita sarà di 496 euro e per ogni anno successivo di 283 euro.

03/10/2019

Condividi l'articolo su: