Anche il video di Grillo è una forma di “Victim Blaming”

Anche il video di Grillo è una forma di “Victim Blaming”

La riflessione di Eva Santangelo, Coordinatrice Donne FNP CISL

La reazione di Grillo non è protettiva ma lesiva nei confini emotivi e psicologici, poiché nel suo video non traspare tristezza e dolore per quanto accaduto, ma solo rabbia e rappresenta l’ennesimo atto di violenza all’interno di una situazione già violenta. E’ violenza anche nei confronti del pubblico, perché irrompe in un modo poco rispettoso delle persone a cui viene proposto. Non si può intervenire in favore di un figlio accusando altri, in particolare in un caso come questo in cui l’altro è persona vittima della situazione.

I genitori sono protettivi per i figli quando li aiutano ad accettare i propri errori, piccoli o grandi, e a sviluppare il proprio senso di responsabilità.

Una donna ha diritto di passare le sue serate come preferisce senza diventare oggetto di violenza. La prima cosa da fare per aiutare una persona che ha subito un trauma di violenza è metterla in sicurezza, ossia creare condizioni entro le quali può sentire di avere il diritto di raccontare e denunciare.

Questa sicurezza passa attraverso il rispetto, non clamore e non dovere avere a che fare con il giudizio che si forma attraverso i media, ma purtroppo il primo meccanismo è sempre quello di pensare che la vittima se l’è cercata, con tutti i cliché del caso, a partire dalla mancata denuncia immediata dello stupro.

Quando si subisce violenza in una situazione di minoranza, ci si può bloccare e non essere in grado di capire cosa sta succedendo. Questo blocco cognitivo ha una funzione protettiva. Emergono emozioni difficili da gestire, la vittima si trova difronte a giudizi, commenti ed accuse senza protezione. La nostra mente per difendersi da traumi spesso tende a negarli, sopprimerli, ed infine in alcuni casi, se una violenza avviene contestualmente alla somministrazione di alcool, occorre dare il tempo alla vittima anche da un punto di vista fisico di prendere coscienza di quello che è successo.

I tempi per elaborare il trauma subito sono variabili e dipendono da numerosi fattori: l’età, il proprio carattere e sensibilità, l’identità e la relazione con gli aggressori, il contesto.

L’Ordinamento Italiano, con Legge 69/2019, permette alle vittime di presentare denunce entro un anno dai fatti. Questo permette alla vittima di elaborare il trauma con l’aiuto di professionisti, come psicologi e ginecologi, e di centri anti violenza e trovare la forza per sporgere denuncia.

La diffusione del video mette in atto il fenomeno del “Victim Blaming” che porta le persone ad attribuire la colpa dell’accaduto alla vittima, in cui gli effetti sono devastanti per chi subisce, ed inoltre c’è il rischio che i ruoli di vittima e carnefice si alternino da un punto di vista mediatico prima che ci sia un vero giudizio definitivo, che possa far chiarezza sui fatti nelle giuste Sedi.

 

 

 

 

 

29/04/2021

Condividi l'articolo su: