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Cavalletti: essere anziano oggi e le proposte dei Pensionati Cisl Emilia-Romagna

"Cavalletti: essere anziano oggi e le proposte dei Pensionati Cisl Emilia-Romagna

D: Alla luce di quanto emerso con il Covid, cosa propone il sindacato per residenze anziani e domiciliarità

Bisogna pensare a nuove strutture. Non più come luoghi preposti alla cura degli anziani, prevalentemente non autosufficienti, nascosti alla pubblica opinione, chiusi alla socialità di quartiere, perché vecchiaia e fragilità sono situazioni da nascondere. Bensì case per anziani intese come luoghi inseriti nella vita del quartiere.
Diamo la priorità alla [Marker]domiciliarità rispetto alla residenzialità, chiedendo alle istituzioni che attorno all'anziano, anche non autosufficiente, ci sia un corollario di servizi socio sanitari che gli consentano di restare nella propria casa.
Questa scelta comporta il ripensare la città e l'abitare la socialità con spazi adeguati che permettano agli anziani di non isolarsi in casa ma vivere il quartiere, il luogo in cui si è vissuti per tanto tempo. Ed aiutare la famiglia non solo con aiuti economici ma con servizi, spazi, centri sociali e un impegno della comunità della socialità.
Circa le residenze per anziani sta per concludersi la ricerca sulla situazione nelle rsa dell'Emilia-Romagna, voluta dal sindacato regionale dei Pensionati Cisl e condotta da ricercatori dell'università Cattolica di Milano e demografi dell'Università di Firenze, i cui risultati saranno presentati il mese prossimo.


D: Qual'è oggi la richiesta principale del sindacato Pensionati Cisl

Abbiamo richiesto unitariamente al Governo, al Parlamento ed alle varie forze politiche di riconoscere il ruolo economico e sociale degli anziani e di tutelare le persone più fragili, sole, non autosufficienti, attraverso: una legge nazionale sulla non autosufficienza (‘è uno scandalo che negli ultimi 20 anni nessun governo, né di destra né di sinistra abbia messo all'ordine del giorno in Parlamento una proposta di legge'); una profonda riforma delle strutture residenziali e socio sanitarie per anziani; il rilancio del servizio sanitario nazionale (potenziare con assunzioni la medicina di base).
D. Con il Covid sono emerse con forza anche le lacune sanitarie

La pandemia ha rimarcato la mancanza di una struttura sanitaria e sociale radicata nel territorio, non solo per mancanza di fondi ma soprattutto per un modello sanitario sbagliato.
Ha prevalso la centralità dell'ospedale sul territorio, la concessione di un bonus piuttosto che servizi, l'idea che il privato sia meglio del pubblico. Le stesse residenze per anziani hanno mostrato l'urgenza di essere riorganizzate, dopo che il riacutizzarsi della pandemia ha portato il ritorno del virus nelle strutture.
Pertanto, come sindacati pensionati Spi, Fnp, Uilp abbiamo chiesto alla Regione di continuare a tenere alta l'attenzione sulla situazione e, sulla base delle indicazioni date, di vigilare affinché tutte le strutture presenti sul territorio seguano le procedure per la tutela e la prevenzione della diffusione del contagio da Covid-19.
In particolare, abbiamo chiesto che: le strutture eseguano lo screening degli operatori almeno ogni 15 giorni; gli ospiti siano sottoposti a screening almeno una volta al mese; in caso di comparsa dei sintomi si allerti il Dipartimento di Sanità Pubblica e si effettui il tampone ai sintomatici e a tutti coloro che ne sono entrati in contatto; in caso di focolai, il tampone sia effettuato a tutti coloro che operano nella struttura (compreso il personale ausiliario).

 

D: Rsa più attrezzate sul piano sanitario dunque

È fondamentale la tutela della salute dell'utenza fragile (anziani e disabili) ospitata nelle residenze, che deve esercitarsi in tutti i tipi di struttura, dalle più grandi, come le Cra e le case di Riposo, fino a quelle più piccole come le case famiglia, ponendo particolare attenzione e vigilanza su queste strutture dove il contagio rischia di essere meno visibile.
Però, nonostante la situazione di grave emergenza, è per noi importante che le strutture per anziani e disabili non diventino un luogo chiuso privo di relazioni perché anche la qualità della vita delle persone istituzionalizzate è un valore da tutelare. Per questo è fondamentale vigilare affinché ogni struttura abbia attivato tutte le modalità possibili per permettere ai propri ospiti di entrare in contatto, seppur virtuale, con i propri cari. Non dimentichiamo che anche la solitudine è un grosso pericolo per i nostri anziani.


D: in tempo di Covid, come declinare il “valore di essere anziani”

Partendo dalla riscoperta, fatta con forza dai nipoti e che dissolve la cultura del conflitto generazionale: “Non possiamo perdere una generazione, la generazione che ha contribuito a ricostruire il Paese”. Dobbiamo insistere su questo dato, la battaglia culturale non è finita. Noi vecchi decadiamo non solo per ragioni biologiche, ma soprattutto perchè viviamo in una società viziata dal mito della giovinezza, che contrae la vita nel periodo in cui siamo biologicamente forti, economicamente produttivi ed esteticamente belli, e getta nell'insignificanza e nella tristezza tutti gli anni che seguono.
Da qui la necessità di ‘prendersi cura' dell'individuo, nel senso di riconoscerlo come portatore di un patrimonio etico-affettivo che si traduce in dolcezza, ponderatezza, prudenza, equilibrio che difficilmente può derivare da una mera attenzione medica.

 

10/12/2020

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