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Quando il privato si sostituisce al pubblico: al San Raffaele prevenzione Covid a pagamento

"Quando il privato si sostituisce al pubblico: al San Raffaele prevenzione Covid a pagamento

“Cittadini costretti a pagare un servizio che dovrebbe dare la Regione Lombardia”

La Lombardia, con i suoi 10 milioni di abitanti e con una delle sanità migliori al mondo, ha il record di prima regione italiana per numero di morti e contagiati in rapporto alla popolazione, e di seconda in Europa dopo la Gran Bretagna.

I cittadini lombardi stanno assistendo alla seconda "disfatta" della sanità lombarda, andata di nuovo in tilt sotto la nuova ondata di pandemia. Di chi sono le responsabilità?”.

Secondo Federica Trapletti, Emilio Didonè e Serena Bontempelli, portavoce dei sindacati dei pensionati SPI CGIL FNP CISL UIL UILP  della Lombardia, "vanno ricercate nella scelta politica di favorire la privatizzazione del servizio sanitario regionale lombardo. Un processo iniziato più di 10 anni fa da regione Lombardia che ha sottratto risorse al sistema pubblico a favore del privato, che ha indebolito la sanità pubblica di prevenzione e assistenza territoriale, che ha ridotto il numero di medici e infermieri, che ha dimezzato il numero dei letti pubblici".

Ancora una volta, dunque, in assenza di una sanità pubblica che non risponde, arriva il privato, “forse anche incoraggiato dalle mancate scelte dell'Assessore al Welfare e dalla Direzione Ats di Milano".

All'ospedale San Raffaele di Milano è possibile richiedere, da parte dei cittadini in isolamento domiciliare o particolarmente preoccupati, un consulto telefonico o video al costo di 90 euro. Mentre il pacchetto completo con visita a domicilio, prelievo ematico, radiografia toracica e misurazione della saturazione può, costare fino a 450 euro. Insomma, il Gruppo San Donato ha organizzato a pagamento il Lea che avrebbe dovuto garantire istituzionalmente la sanità pubblica lombarda, con le Usca coordinate dalla Ats di Milano, mai decollate e di cui ancora oggi non si conosce il numero esatto.

Un cittadino preoccupato e isolato in casa deve affrontare un vero e proprio percorso ad ostacoli, tipo “gioco dell'oca”. E se pensa di avere sintomi da Covid, di fronte ai tempi di risposta della sanità pubblica, si vede costretto a rivolgersi alla sanità privata per avere almeno una interlocuzione, un consiglio da un medico. L'unica alternativa per chi non può pagare resta solamente il pronto soccorso!

A questo punto viene spontanea la domanda. Come è possibile che regione Lombardia, che può contare su una macchina sanitaria da circa 20 miliardi di euro anno, che "detta" e può cambiare le regole di sistema a suo piacere non riesca a tutelare adeguatamente  salute e welfare dei suoi cittadini?  Perché il privato riesce a fare quello che il pubblico dovrebbe fare e non riesce a fare? Perchè mancano medici e infermieri in sanita pubblica mentre il privato li trova? Perchè regione Lombardia non trova i vaccini mentre il privato li trova? Perchè i tamponi pubblici sono complicati mentre il privato li offre a pagamento senza problemi? Saranno quelli rapidi garantiti al 90%, ma è sempre meno grave rischiare di non tracciare un 10% che non tracciare il 100%.

Quando si annuncia una servizio sanitario bisogna essere in grado di rispettare impegni e tempi. Altrimenti accade una cosa grave, che si deteriora la fiducia dei cittadini nei confronti degli amministratori politici e tecnici.  E non  possono essere sempre e solo coincidenze, per molto meno in certi settori privati si va a casa!”.

Il servizio offerto dal San Raffaele pone però dei problemi squisitamente di natura etica e politica, che non possono essere confinati dentro la solita polemica ideologica tra sanità pubblica o privata. Qui siamo costretti a riflettere su una questione molto delicata, considerando che in questa fase in cui i contagi continuano ad aumentare in Lombardia, diventata zona rossa, il servizio offerto dal San Raffaele si incunea nelle evidenti carenze che tutti riscontriamo nel servizio sanitario pubblico regionale. In particolare, ci riferiamo alle Usca di medici e infermieri, che avrebbe dovuto fornire assistenza a domicilio proprio a quei pazienti positivi malati di Covid isolati in casa magari in attesa di una visita, che mancano perché la sanità pubblica non è stata capace di organizzare. E i cittadini abbandonati potrebbero decidere di affidarsi ai medici dell'istituto privato.

Da qui – concludono i sindacalisti lombardi - la nostra legittima richiesta a regione Lombardia di investire risorse nella sanità pubblica e di ripensare il modello sanitario della regione che ha smantellato il pubblico per favorire i privati, perché noi vogliamo riconsegnare una sanità ancora pubblica, universale e garantita a tutti alle future generazioni, al netto dei disastri sanitari, economici e sociali del coronavirus”.

18/11/2020

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